
Ultimi colpi, poi la tregua tiene E l’Iran dice di voler negoziare (LV 27.06.2025)
Eliminato Hakham Al-Issa: colpo a Hamas, era l’artefice del massacro del 7 ottobre

Venerdì, in un’operazione congiunta, le Forze di Difesa israeliane (IDF) e il Servizio di Sicurezza Interna (ISA) hanno ucciso Hakham Muhammad Issa Al-Issa nel quartiere di Sabra, a Gaza City. Considerato una figura di primo piano nell’ala militare di Hamas, Issa era indicato come uno dei membri fondatori dell’organizzazione terroristica. Al momento della sua eliminazione, ricopriva il ruolo di responsabile del quartier generale del supporto al combattimento dell’ala armata del gruppo. In passato, Issa aveva guidato l’espansione delle capacità militari di Hamas nella Striscia di Gaza, contribuendo alla fondazione della sua componente armata. Aveva ricoperto la carica di capo del quartier generale per l’addestramento militare e faceva parte del Consiglio per la sicurezza generale di Hamas.
Issa ha inoltre giocato un ruolo chiave nella pianificazione e nell’attuazione del sanguinoso attacco del 7 ottobre 2023. Durante il conflitto e nei giorni più recenti, aveva assunto la guida del quartier generale per il supporto operativo e coordinato operazioni aeree e navali contro obiettivi civili israeliani e contro unità dell’IDF presenti nella Striscia. Parallelamente, si era impegnato nella ricostruzione delle strutture organizzative del gruppo, compromesse dagli eventi bellici. Figura centrale per la trasmissione del know-how interno all’organizzazione, Hakham Muhammad Issa Al-Issa era tra gli ultimi membri di alto livello di Hamas ancora attivi a Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Sabato, le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno annunciato di aver neutralizzato un esponente di rilievo dell’intelligence di Hezbollah. Si tratta di Abbas Al-Hassan Wahbi, figura chiave all’interno della struttura informativa del battaglione Radwan Force, braccio operativo d’élite del movimento sciita libanese. Wahbi è stato ucciso in un raid mirato nella zona di Mahrouna, nel Libano meridionale.
Secondo l’IDF, Wahbi era impegnato nella riorganizzazione dell’apparato di Hezbollah e nel coordinamento del trasferimento di armamenti. «Queste attività rappresentano una chiara violazione degli accordi tra Israele e Libano», ha dichiarato l’esercito israeliano, aggiungendo che «le IDF continueranno a operare per neutralizzare ogni minaccia alla sicurezza dello Stato di Israele».L’episodio si inserisce in un contesto di crescente instabilità lungo il confine israelo-libanese. La risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, adottata nell’agosto 2006 al termine della Seconda guerra del Libano, prevede il disarmo di Hezbollah nel sud del Paese e il ritiro delle sue forze a nord del fiume Litani. La stessa risoluzione stabilisce che l’unica presenza militare a sud del fiume debba essere quella dell’esercito libanese e delle truppe UNIFIL. Nel novembre 2024, Israele e Libano avevano raggiunto un accordo di cessate il fuoco della durata di sessanta giorni, in base al quale l’esercito libanese avrebbe preso il posto di Hezbollah nel sud del Paese, impegnandosi a garantire l’attuazione della risoluzione 1701. Tuttavia, nei primi mesi del 2025 è apparso evidente che Beirut non ha dato seguito ai suoi impegni, permettendo a Hezbollah di ricostruire le proprie infrastrutture nella regione.
Nel frattempo, secondo quanto riportato da Sky News in lingua araba, una fonte palestinese di rilievo ha rivelato che Hamas avrebbe presentato un elenco di richieste nell’ambito dei negoziati in corso per giungere a un cessate il fuoco. Tra le condizioni avanzate da Hamas, vi sarebbero l’impegno a non colpire l’ufficio politico dell’organizzazione né i suoi leader principali in esilio, l’assicurazione che i fondi del gruppo non verranno né congelati né sequestrati, e la garanzia di poter continuare le attività operative al di fuori di Gaza senza restrizioni. Nel documento presentato ai mediatori, Hamas avrebbe inoltre chiesto che i propri membri e simpatizzanti vengano inseriti all’interno di una nuova amministrazione civile e in un rinnovato apparato di sicurezza per la Striscia. Secondo la stessa fonte, gli Stati Uniti avrebbero accettato di farsi garanti del cessate il fuoco, ma con la clausola che, se dopo 70 giorni non verrà sottoscritto un accordo permanente, Israele potrà riprendere liberamente le operazioni militari. In merito a queste indiscrezioni, il dirigente di Hamas Sami Abu Zuhri ha categoricamente smentito le ricostruzioni, definendole «accuse prive di fondamento» volte a servire gli interessi israeliani e a delegittimare il movimento.
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