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Israele rivede le richieste, si riaprono i contatti con Hamas

Stando a quanto riferito venerdì al Times of Israel da due fonti informate, Israele avrebbe rivisto al ribasso la sua precedente richiesta relativa al rilascio di 11 ostaggi, nell’ambito di un possibile nuovo accordo con Hamas per ristabilire la tregua, interrotta il mese scorso. A marzo, lo Stato ebraico aveva domandato la liberazione di 11 prigionieri ancora in vita come condizione per riprendere il cessate il fuoco. Hamas, dal canto suo, si era detta pronta a rilasciare cinque ostaggi. Dopo settimane di negoziati inconcludenti e senza aperture da entrambe le parti, i colloqui si sono arenati, mentre le forze israeliane hanno ampliato le operazioni militari in tutta la Striscia di Gaza a partire dal 18 marzo. Nel tentativo di far ripartire il dialogo, l’Egitto ha proposto recentemente un nuovo piano che includerebbe la liberazione di otto ostaggi. Dopo un incontro con l’ex presidente statunitense Donald Trump, il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe accettato di rivedere le proprie posizioni, secondo quanto riferito dalle stesse fonti.
Giovedì, Israele ha risposto all’ultima proposta egiziana, comunicando tramite i mediatori del Cairo di essere disposto a ridurre leggermente il numero di ostaggi richiesti, pur senza specificare cifre esatte. Israele pretende comunque che i prigionieri siano liberati nelle prime due settimane di una tregua di 45 giorni, respingendo la proposta di Hamas che prevede rilasci scaglionati durante tutto il cessate il fuoco. Inoltre, Israele ha proposto di rivedere al ribasso il numero di prigionieri da liberare per ciascun ostaggio, inclusi quelli condannati all’ergastolo. Tra le richieste israeliane figura anche la restituzione dei corpi di 16 connazionali trattenuti a Gaza, offrendo in cambio il rimpatrio delle salme di cittadini palestinesi detenuti in Israele. Lo Stato ebraico si è inoltre detto disponibile a riattivare la consegna di aiuti umanitari a Gaza e a ritirare le truppe dalle posizioni occupate prima della ripresa dei combattimenti, lo scorso 18 marzo.
Israele ha anche espresso apertura a negoziare i termini di un cessate il fuoco permanente una volta ripristinata la tregua, secondo quanto riferito dalle fonti.L’obiettivo dichiarato di Hamas resta quello di ottenere una cessazione definitiva delle ostilità. Tuttavia, secondo uno dei funzionari, un impegno verbale da parte di Israele non sarebbe ritenuto sufficiente dal gruppo, che ricorda come già in passato Tel Aviv non abbia rispettato promesse simili.Per rassicurare Hamas, l’inviato speciale USA per il Medio Oriente, Steve Witkoff, avrebbe comunicato ai mediatori arabi che l’ex presidente Trump è pronto a rilasciare una dichiarazione ufficiale a sostegno dell’apertura di colloqui per una pace duratura a Gaza. Nel fine settimana, i mediatori egiziani condivideranno la proposta israeliana con una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya, attesa al Cairo sabato sera.
Secondo le stesse fonti, Hamas è destinato a respingere molte delle condizioni poste da Israele, e non si prevedono sviluppi immediati. Tuttavia, negli ultimi tempi il gruppo ha mostrato maggiore flessibilità, rivedendo la sua posizione iniziale contraria a qualsiasi estensione della prima fase della tregua. Hamas continua a ribadire che eventuali ulteriori liberazioni avverranno solo nella fase due dell’intesa, che includerebbe il rilascio di tutti gli ostaggi vivi in cambio del cessate il fuoco permanente e del ritiro totale delle forze israeliane da Gaza.
Nonostante Israele avesse accettato questo schema graduale a gennaio, Netanyahu si è sempre opposto all’ipotesi di una tregua definitiva e al ritiro completo, finché la struttura militare e amministrativa di Hamas non sarà completamente smantellata. Di conseguenza, ha evitato di discutere i dettagli della seconda fase dell’accordo, prevista per il 3 febbraio, preferendo prolungare la prima fase con nuove proposte che consentano il rilascio di altri ostaggi, mantenendo però la possibilità di riprendere le operazioni militari. Un alto rappresentante palestinese ha dichiarato al Times of Israel che Hamas sarebbe disposto a rilasciare in blocco tutti gli ostaggi qualora Israele accettasse una cessazione definitiva del conflitto. Netanyahu ha finora rifiutato un simile scambio, sostenendo che ciò lascerebbe Hamas ancora al potere. Il premier gode dell’appoggio dei partner più radicali della sua coalizione, che hanno minacciato di far cadere il governo in caso di concessioni su questo fronte.Ciononostante, sondaggi recenti mostrano che la posizione dell’esecutivo è sempre più distante da quella dell’opinione pubblica israeliana: la maggioranza si dichiara favorevole a una tregua definitiva, a patto che vengano rilasciati tutti i 59 ostaggi ancora prigionieri, 24 dei quali si ritiene siano vivi.
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