
L’ultima fake news: Israele starebbe sostenendo gruppi affiliati all’Isis
Il conflitto con Israele mostra tutte le fragilità del regime iraniano

«La via verso l’Iran è ora libera» – è quanto hanno affermato questa mattina, nel corso di un briefing con la stampa, il capo di stato maggiore israeliano Eyal Zamir e il comandante dell’aeronautica Tomer Bar, riferendosi alla libertà d’azione dei caccia israeliani nei cieli iraniani.Nel corso della notte, l’aeronautica militare ha completato le operazioni di annientamento delle principali batterie di difesa antiaerea iraniane, aprendo di fatto il corridoio operativo per i bombardamenti dell’IDF. Secondo quanto dichiarato da Zamir e Bar, la distruzione sistematica delle postazioni di difesa iraniane rientra in un piano strategico che ora consente all’aviazione di Israele di procedere con una nuova fase dell’offensiva: l’ingresso di velivoli militari nell’area di Teheran per colpire bersagli selezionati all’interno della capitale. Intanto si aggrava il bilancio delle vittime tra le alte sfere militari iraniane in seguito ai bombardamenti condotti da Israele. Lo Stato Maggiore delle Forze Armate della Repubblica Islamica ha confermato la morte di due alti ufficiali nel corso dei recenti attacchi. Secondo quanto riportato dal Centro Comunicazioni e Informazione dello Stato Maggiore, citato dai media ufficiali iraniani, si tratta di Gholamreza Mehrabi, vicecapo dell’intelligence militare, e di Mehdi Rabbani, vice comandante responsabile delle operazioni presso il quartier generale. Entrambi hanno perso la vita nell’ultima ondata di raid israeliani.
L’offensiva su larga scala condotta da Israele contro l’Iran ha spinto la Repubblica islamica sull’orlo del collasso strategico, rivelando falle profonde nei meccanismi di intelligence e sicurezza che, per quasi quarant’anni, hanno garantito il potere dell’ayatollah Ali Khamenei. Come riportato dal Wall Street Journal (WSJ), il giorno successivo a una serie coordinata di raid israeliani che hanno colpito infrastrutture nucleari e ucciso figure chiave dell’apparato militare e scientifico iraniano, Teheran ha risposto lanciando decine di missili balistici su Tel Aviv. Tuttavia, la gran parte è stata neutralizzata, infliggendo danni minimi (tre morti e decine di feriti) lasciando l’Iran senza una vera contromossa.
Il leader supremo, ormai ottuagenario e malato, si trova ora di fronte a una crisi di leadership: le opzioni disponibili oscillano tra ulteriori ritorsioni – che rischiano però di provocare una risposta ancora più severa da parte di Israele – e la possibilità di aprire a concessioni diplomatiche, percepite da molti all’interno del suo cerchio di potere come una resa inaccettabile. Tentativi di colpire interessi americani od obiettivi nel Mar Rosso potrebbero portare a una reazione diretta da parte di Washington, scenario che Khamenei ha finora cercato di evitare. Le pressioni per rilanciare i negoziati sul nucleare si scontrano con l’intransigenza degli ultraconservatori su cui l’ayatollah ha progressivamente fatto sempre più affidamento.
Per decenni, Khamenei ha orchestrato l’espansione dell’influenza iraniana nel Medio Oriente attraverso la Guardia Rivoluzionaria e una rete capillare di milizie sciite. Ha mantenuto il controllo interno combinando fedeltà ideologica, repressione e un apparato di sorveglianza esteso. Oggi, quel modello sembra scricchiolare sotto i colpi di una guerra che rischia di consumare il regime invece di rafforzarlo. «Khamenei, se fosse lucido con sé stesso, ammetterebbe che ha perso», ha dichiarato al WSJ Afshon Ostovar, docente alla Naval Postgraduate School. «Tutto ciò per cui ha lavorato sta crollando davanti ai suoi occhi. La nave di cui era al timone si è incagliata».
L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha innescato una reazione a catena: Israele ha decimato la leadership militare iraniana, compreso il comandante della Guardia Rivoluzionaria e il responsabile del programma missilistico. Ha colpito i principali alleati regionali di Teheran – Hamas, Hezbollah e, con il rovesciamento di Assad, anche la Siria – spezzando l’asse militare costruito in decenni di strategia oltretutto costata miliardi di dollari. Le falle nell’intelligence iraniana sono emerse in modo clamoroso: numerosi alti funzionari sono stati uccisi nelle proprie abitazioni, senza che siano stati trasferiti in luoghi sicuri. «Questo livello di esposizione dimostra un’illusione di invulnerabilità sconcertante», ha osservato Hamidreza Azizi, analista presso il think tank tedesco SWP. Il Mossad, secondo fonti israeliane, ha utilizzato droni esplosivi e sistemi d’arma di precisione infiltrati clandestinamente per colpire radar e batterie di difesa. Khamenei stesso potrebbe essere un bersaglio, non più protetto dal suo storico ruolo di garante della sicurezza nazionale. Per anni, la Repubblica islamica ha potuto vantare un relativo isolamento dai conflitti devastanti che hanno colpito i paesi confinanti. Anche durante l’ascesa dello Stato Islamico, l’Iran ha subito un numero limitato di attacchi terroristici. Ma ora quel senso di sicurezza sembra compromesso.
La crisi mina le fondamenta stesse del regime post-rivoluzionario. L’architettura di potere costruita dopo il 1979, fondata sulla Guardia Rivoluzionaria e su un sistema d’intelligence invasivo, appare oggi vulnerabile. Tra il 2010 e il 2012, Israele è stato accusato dell’eliminazione di diversi scienziati nucleari iraniani. Nel 2020, il padre del programma atomico, Mohsen Fakhrizadeh, è stato ucciso in un’operazione sofisticata attribuita allo Stato ebraico. Dopo il 7 ottobre 2023, l’escalation si è intensificata: diversi generali iraniani sono stati assassinati in Siria, e persino il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato eliminato in una pensione a Teheran. Gli attacchi israeliani hanno raggiunto un nuovo picco venerdì, colpendo simultaneamente molteplici figure chiave. Nonostante ciò, un’insurrezione popolare sembra improbabile. Il regime dispone ancora degli strumenti per schiacciare il dissenso interno. «L’Iran potrebbe aver perso la capacità di combattere i suoi nemici esterni, ma è ancora perfettamente in grado di combattere contro il proprio popolo», ha affermato Ostovar. «Ed è questo che rende il momento attuale estremamente pericoloso per la popolazione iraniana». Sul fronte internazionale, Teheran è più isolata che mai. La rete di milizie che costituiva il suo principale deterrente è stata gravemente compromessa. I recenti tentativi di attacchi missilistici contro Israele si sono rivelati inefficaci. Eppure, il fronte più oltranzista del regime continua a spingere per una reazione forte, chiudendo la porta al dialogo con gli Stati Uniti. «Il regime si trova a un bivio: intensificare lo scontro o arrendersi», ha concluso Azizi. «E per chi è dentro il sistema, è ormai chiaro che, qualunque sia la scelta, Israele non ha intenzione di fermarsi».
@riproduzione riservata