
Allarme Siria: ci sono ancora 100 depositi di armi chimiche (MDD 13.04.2025)
Nucleare iraniano, nuove aperture nei colloqui con gli USA: in gioco sanzioni e arricchimento

Sabato scorso, nel corso di colloqui indiretti, l’Iran ha chiesto a Washington un alleggerimento delle sanzioni in cambio di restrizioni sul proprio programma nucleare. Secondo fonti ben informate, questi scambi preliminari potrebbero aprire la strada a trattative più strutturate a partire dalla prossima settimana. Gli incontri, svoltisi nella capitale dell’Oman, segnano il contatto diplomatico più rilevante tra i due Paesi da diversi anni a questa parte. Al termine dei colloqui, entrambe le delegazioni hanno espresso cauto ottimismo: la Casa Bianca ha parlato di un “passo nella giusta direzione”, mentre il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha confermato che il prossimo round di discussioni, previsto per sabato, affronterà una possibile tempistica dei negoziati e i contorni di un nuovo potenziale accordo sul nucleare. «L’obiettivo è arrivare a un’intesa il più rapidamente possibile, anche se il percorso non sarà semplice», ha dichiarato Araghchi alla televisione di Stato.Durante un incontro con i giornalisti sull’Air Force One, il presidente americano Donald Trump ha evitato di sbilanciarsi: «Mi sembra che le cose stiano procedendo bene, ma preferisco non parlarne fino a quando non si arriva a una conclusione». Secondo alcune fonti, le proposte iraniane riprendono molti elementi dell’intesa del 2015 negoziata sotto l’amministrazione Obama, da cui Trump aveva ritirato gli Stati Uniti nel 2018, definendola «una delle peggiori transazioni mai concluse»
Le autorità americane non hanno voluto divulgare dettagli specifici sull’incontro, ma l’inviato speciale Steve Witkoff ha ribadito che la priorità dell’amministrazione è impedire all’Iran di dotarsi di armamenti nucleari. Entrambe le parti hanno sottolineato che l’obiettivo centrale dell’incontro in Oman era la ricostruzione della fiducia reciproca in vista di ulteriori discussioni. «Non si tratta tanto dei contenuti dell’accordo quanto della necessità di raggiungerne uno», ha spiegato Witkoff al Wall Street Journal, aggiungendo che l’incontro serviva «a definire i parametri» per i prossimi negoziati. Sebbene Trump abbia ribadito la sua disponibilità a usare la forza militare, ha anche inviato una lettera alla Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, per sollecitare colloqui diretti e scongiurare un conflitto, auspicando un’intesa entro due mesi.
Nonostante un clima interlocutorio, le divergenze restano molte profonde. I colloqui di sabato si sono svolti con le delegazioni in stanze separate all’interno di un complesso protetto, con il ministro degli Esteri dell’Oman a fare da tramite.Il momento più significativo è stato un breve scambio diretto tra Witkoff e Araghchi – il primo faccia a faccia di alto livello tra funzionari iraniani e americani dal 2017 – alla presenza del ministro omanita. «Questo contatto diretto, seppur limitato, suggerisce che entrambe le parti vedano la possibilità di un’intesa e siano pronte a procedere, auspicabilmente con incontri diretti», ha osservato Ali Vaez del Crisis Group. Trump ha minacciato raid militari se l’Iran non accetterà un nuovo accordo per smantellare le proprie infrastrutture nucleari.
La Casa Bianca ha confermato che Witkoff ha ricevuto l’incarico diretto di esplorare soluzioni diplomatiche e ridurre le tensioni, se possibile. «Siamo di fronte a questioni complesse, ma il dialogo odierno rappresenta un progresso concreto», si legge in una nota ufficiale. Nei giorni precedenti, Witkoff aveva dichiarato che Washington potrebbe accettare compromessi, purché Teheran non militarizzi il proprio programma. Qualora ciò avvenisse, Trump sarebbe chiamato a decidere sul da farsi. Durante i colloqui, l’Iran ha trasmesso tramite gli omaniti le proprie condizioni, sottolineando che il programma nucleare ha scopi pacifici. Teheran ha chiesto l’immediata rimozione delle sanzioni statunitensi legate al nucleare, la restituzione dei fondi congelati all’estero e lo stop alle pressioni sugli acquirenti cinesi di petrolio iraniano.
Fonti iraniane ed europee affermano che, in cambio, l’Iran sarebbe disposto a tornare ai livelli di arricchimento previsti dall’accordo del 2015. Tuttavia, gli Stati Uniti difficilmente accetteranno concessioni senza impegni verificabili da parte iraniana. La richiesta americana include anche un deciso rafforzamento del sistema di monitoraggio.Witkoff si è recato in Oman dopo un incontro con Vladimir Putin a San Pietroburgo. Sullo sfondo, la crisi economica iraniana continua a peggiorare: il rial ha perso il 95% del suo valore dal 2015, l’inflazione supera il 30% e le difficoltà energetiche hanno provocato la chiusura di fabbriche e scuole in molte aree del Paese. Nel giro di un anno, il rial iraniano ha perso oltre il 50% del suo valore. Mentre a marzo 2024 era scambiato a 600.000 per un dollaro statunitense, un anno dopo il tasso di cambio è sceso a oltre 1.000.000. Questa massiccia svalutazione sta alimentando ulteriormente l’inflazione, rendendo più costosi i beni importati e gravando in modo particolare sulle fasce di reddito medio-basse in Iran.
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