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Il giornalista ebreo americano Evan Gershkovich condannato a 16 anni in Russia
Evan Gershkovich, il giornalista ebreo-americano del Wall Street Journal ( WSJ) arrestato in Russia con l’accusa di spionaggio, è stato dichiarato colpevole e condannato a 16 anni di prigione venerdì. Secondo la CNN, il tribunale di Ekaterinburg ha emesso il verdetto e la sentenza poco dopo le 15:00 ora locale di venerdì. n mattinata, la corte ha ascoltato le arringhe finali, e Gershkovich, 32 anni, ha pronunciato le sue dichiarazioni conclusive a porte chiuse.
La rapida conclusione dell’ennesimo processo-farsa arriva solo poche settimane dopo la prima apparizione di Gershkovich in una gabbia di vetro il 26 giugno, all’inizio del procedimento. Gershkovich è stato detenuto con l’accusa di spionaggio dal 29 marzo 2023, quando è stato arrestato da agenti russi durante un viaggio di reportage a Ekaterinburg.
Gershkovich, il governo degli Stati Uniti e il Wall Street Journal negano le accuse, per le quali il governo russo non ha fornito prove. Il governo degli Stati Uniti considera la sua detenzione ingiusta. L’FSB, successore del KGB dell’era sovietica, ha affermato che Gershkovich cercava di raccogliere segreti sulla Uralvagonzavod, una società di difesa russa e uno dei maggiori produttori di carri armati al mondo, per conto della CIA.
La rapidità del processo ha sollevato dubbi sull’intenzione del Cremlino di utilizzarlo come parte di uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti, osserva la CNN. Il portavoce Dmitry Peskov non ha rilasciato dichiarazioni in merito durante una conference call di venerdì prima dell’annuncio del verdetto.A febbraio, il presidente russo Vladimir Putin aveva ipotizzato che Gershkovich potesse essere scambiato con Vadim Krasikov, condannato per l’omicidio di un dissidente ceceno a Berlino nel 2019, senza però menzionare Krasikov per nome.
In una dichiarazione rilasciata dopo la sentenza di venerdì il WSJ ha affermato: “Questa condanna vergognosa e farsa arriva dopo che Evan ha trascorso 478 giorni in prigione, detenuto ingiustamente, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici, impossibilitato a fare giornalismo, tutto per aver svolto il suo lavoro di giornalista.”
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