
Nello Yemen aumenta la possibilità di una guerra di terra contro gli Houthi ( MDD 20.04.2025)
Netanyahu: «Combatteremo fino alla vittoria, non cederò»

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione sulla guerra contro Hamas, affermando con fermezza che Israele non si piegherà ai terroristi responsabili del peggior massacro subito dal popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto. Ieri i colloqui Usa- Iran sul nucleare con la richiesta iraniana di coinvolgere la Russia.
Sabato sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione ai media, parlando della guerra e del terrorismo psicologico di Hamas.«Cittadini d’Israele, come vostro Primo Ministro, non cederò ha esordito Netanyahu. Non cederò agli assassini che hanno compiuto il peggior massacro dai tempi dell’Olocausto». Ha aggiunto che Israele si trova attualmente «in una fase critica e in questa fase abbiamo bisogno di pazienza e determinazione per vincere».
«Coloro che chiedono la fine della guerra stanno facendo eco al terrorismo psicologico di Hamas e allontanano ulteriormente la liberazione degli ostaggi. Porre fine alla guerra in termini di sconfitta trasmette il messaggio che, rapendo gli israeliani, possono metterci in ginocchio. Questo è pericoloso non solo per Israele, ma per l’intero mondo libero», ha sottolineato. Netanyahu ha anche confermato che Hamas ha respinto l’ultima proposta di un accordo di cessate il fuoco, che avrebbe comportato il rilascio di circa la metà degli ostaggi ancora in vita e di molti di quelli deceduti, chiedendo invece la fine della guerra.
«Se accettiamo le loro condizioni, significa che possono sconfiggere Israele, ha avvertito. «Se cediamo ai dettami di Hamas ora, tutti gli enormi successi che abbiamo ottenuto grazie ai nostri soldati, ai nostri caduti e ai nostri feriti, tutti quei successi andranno perduti». Netanyahu ha poi sottolineato: «Se ci impegniamo a non combattere, non potremo tornare a combattere a Gaza. Perché quegli accordi includono il completo ritiro delle Forze di Difesa Israeliane da Gaza. I nostri soldati sono stati uccisi e feriti invano? Hamas chiede garanzie che non riprenderemo a combattere: non sono stupidi. Sto lavorando per riportare indietro i nostri ostaggi senza piegarmi ai diktat di Hamas». Poi ha aggiunto: «Se non fosse stato per il duro colpo inferto all’asse iraniano, non avremmo cambiato il volto del Medio Oriente: avremmo semplicemente continuato a vivere sotto una minaccia esistenziale. Sono impegnato a impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari. Non scenderò a compromessi su questo punto, non mi arrenderò e non faremo marcia indietro nemmeno di un millimetro. Nel corso degli anni, ho guidato processi volti a danneggiare i piani nucleari dell’Iran. Senza queste azioni, l’Iran avrebbe avuto armi nucleari dieci anni fa». Le parole del premier israeliano sono arrivato dopo il vertice tra Usa e Iran sul nucleare con Teheran che continua a ribadire che il proprio programma nucleare ha finalità esclusivamente pacifiche. Tuttavia, Stati Uniti e Israele accusano da tempo l’Iran di mantenere aperta la possibilità di sviluppare un’arma atomica, chiedendo lo smantellamento del programma o, almeno, l’imposizione di rigidi vincoli.
Dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare del 2015 e la reintroduzione delle sanzioni da parte di Washington, Teheran ha progressivamente violato i termini dell’intesa, in segno di ritorsione. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran sta attualmente arricchendo uranio fino al 60%, ben oltre il limite del 3,67% stabilito dall’accordo, ma ancora al di sotto della soglia del 90% necessaria per fini militari.Nel corso dei recenti colloqui è emersa la possibilità che Mosca assuma un ruolo chiave in un eventuale nuovo accordo tra Iran e Stati Uniti. Alcuni analisti ipotizzano addirittura che la Russia possa farsi carico della custodia dell’uranio iraniano arricchito al 60%. In questo contesto, il presidente russo Vladimir Putin incontrerà martedì a Mosca il sultano dell’Oman, Haitham bin Tariq al-Said. Secondo quanto comunicato dal Cremlino su Telegram, i due leader discuteranno di relazioni commerciali ed economiche, oltre che delle principali questioni regionali e internazionali.
Alla vigilia dei colloqui di Roma, il ministro degli Esteri iraniano ha incontrato a Mosca il suo omologo russo Sergei Lavrov. Dopo il vertice, Lavrov ha dichiarato che la Russia è pronta a mediare e a svolgere «qualsiasi ruolo utile per Iran e Stati Uniti». Israele, però, guarda con preoccupazione a un’eventuale supervisione russa del programma nucleare iraniano, anche alla luce dei rapporti tra Mosca e Hamas. Secondo fonti citate dal Times of Israel, Tel Aviv non esclude un attacco contro gli impianti nucleari iraniani nei prossimi mesi, indipendentemente dall’esito dei negoziati in corso.
Questo, nonostante l’ex presidente Donald Trump abbia fatto sapere a Benjamin Netanyahu che Washington, al momento, non è disposta a sostenere un’azione militare in tal senso. Il governo israeliano, però, resta fermo nel ribadire il proprio impegno a impedire che Teheran possa dotarsi di capacità nucleari militari. Netanyahu ha più volte affermato che qualsiasi negoziato con l’Iran dovrà includere lo smantellamento totale del programma nucleare. Intanto, il giornalista di Axios Barak Ravid ha scritto su X, citando fonti informate, che il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer si trovava ieri a Roma, dopo aver incontrato a Parigi – insieme al direttore del Mossad David Barnea – l’inviato americano Steve Witkoff.
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