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Ilich Ramírez Sánchez – «Carlos lo Sciacallo» ( Podcast Panorama.it)
Palermo, arrestati due estremisti islamici: propaganda jihadista e legami con l’ISIS

Lo scorso 9 maggio la Polizia di Stato, al termine di un’attività d’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Palermo, ha eseguito, lo scorso 6 maggio, due decreti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cittadino italiano di origini bengalesi 21enne, residente a Palermo e di un 18enne cittadino bengalese, residente a Castelvetrano (Ttrapani), in quanto indiziati del delitto di apologia di delitti aggravata dalla finalità di terrorismo commesso attraverso una molteplicità di condotte, volte a propagandare ed esaltare la jihad e il martirio religioso. Con l’accusa di apologia e istigazione a commettere delitti legati al terrorismo sono finiti in carcere Himel Ahmed di 21 anni e Munna Tapader di 18 anni. Il fermo è stato disposto dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia.
L’attività investigativa condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/UCIGOS e dalla D.I.G.O.S. di Palermo e coadiuvate dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per la Sicilia Occidentale, hanno avuto inizio nel mese di marzo grazie a una costante progressione informativa dell’AISI che – consentendo di coglierne per tempo il percorso di radicalizzazione – ha permesso agli investigatori di avviare mirati approfondimenti nei loro confronti.
Gli internauti, evidenziatisi per lo spiccato attivismo su diversi social e su taluni network virtuali giovanili, hanno manifestato interesse per tematiche jihadiste, sui quali venivano ossessivamente inseriti e condivisi messaggi, immagini e video di propaganda dello Stato islamico, inneggianti alla jihad, al martirio e all’uso della violenza contro i kuffar (miscredenti in arabo).
In particolare, uno degli indagati ha postato online frasi dal tenore” La Sicilia tornerà a essere l’Emirato islamico” e ancora : “La mia morte non è (forse) una sola volta nella mia vita? Perché non dovrebbe essere sigillata dal mio martirio?, esprimendo spesso disprezzo per i kuffar “…andrebbero gettati all’inferno e sottoposti a una severa punizione…”.
In relazione all’altro indagato, le indagini hanno consentito di rilevare la pubblicazione sui social di storie ritraenti soggetti armati con capo e occhi coperti, un collage di immagini che ritraggono fucili d’assalto del tipo AK-47, nonché frasi che richiamano il Califfato, il martirio nonché un video di Osama Bin Laden, fondatore e leader dell’organizzazione terroristica Al-Qaeda, recante a margine una didascalia scritta in lingua bangladese dal seguente tenore letterale: “G*aza ti sento molto, se tu fossi qua non ci sarebbe così tanta distanza”.
Sono stati anche rilevati video tra i quali un reel contenente immagini riferibili all’attacco del 7 Ottobre, correlato da un nasheed jihadista intitolato “prenditi il nostro sangue” nonché video di combattenti intenti a compiere esecuzioni di massa e post incentrati sulle vittime palestinesi di Gaza con frasi di disprezzo per l’America e Israele e minacce di imminente “vendetta per il sangue versato dal popolo di Gaza in nome di Allah”.
Da ultimo, l’analisi dei dispositivi sequestrati agli indagati ha confermato la loro postura radicale e la possibile imminente concreta attivazione, rilevandosi nella cronologia dell’app di intelligenza artificiale ChatGPT la ricerca testuale “dove colpire una persona per paralizzarla?” nonché l’iscrizione con il nick name Osama Bin Laden di uno degli indagati a un canale privato di un noto social nel quale veniva diffuso materiale audio, video e documentale per la formazione e l’addestramento di combattenti Jihadisti.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati al carcere Pagliarelli. All’esito dell’udienza di convalida dei provvedimenti di fermo, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo ha emesso ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di entrambi gli indagati, ritenendo sussistenti il pericolo di reiterazione dei reati e soprattutto che i predetti possano completare il loro percorso di radicalizzazione, ponendo in essere azioni costituenti attentati alla incolumità e all’ordine pubblico.
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