
Ospite di RTL 102.5 25.10.2025
Rio de Janeiro, bagno di sangue nelle favelas: oltre 140 vittime nel maxi blitz contro il cartello del Comando Vermelho

Il bilancio della massiccia operazione delle forze di sicurezza brasiliane a Rio de Janeiro è salito a più di 140 vittime. L’azione, avviata ieri contro il cartello del Comando Vermelho, si è trasformata in un’autentica carneficina. Lo riferisce Cnn Brasil, citando fonti dell’Ufficio del Difensore pubblico della capitale carioca. Inizialmente, le autorità parlavano di 64 morti, ma nelle prime ore del mattino la cifra è quasi raddoppiata, dopo che decine di corpi sono stati ritrovati nel quartiere di São Lucas, nel cuore del Complexo da Penha, una delle zone più degradate della città.
Le vittime, disposte una accanto all’altra dagli abitanti accorsi a cercare i loro familiari scomparsi, sono state recuperate in un’area boscosa poco distante, dove si erano consumati gli scontri più violenti. Il quotidiano O Globo racconta un’atmosfera irreale: famiglie in lacrime che sollevano coperte e lenzuola nel tentativo di riconoscere i propri cari, tra il silenzio e l’odore acre della polvere da sparo. Quella che si è svolta ieri è la più letale incursione di polizia mai avvenuta a Rio. Oltre 2.500 uomini delle forze speciali sono stati impiegati nei quartieri di Penha e Alemão, roccaforti del Comando Vermelho, dove la resistenza dei narcotrafficanti è stata feroce. Le unità sono state bersagliate da un fitto fuoco incrociato e persino da droni armati di esplosivi lanciati contro i veicoli della polizia. Alla fine della giornata, 81 sospetti erano stati arrestati, ma la tensione non è diminuita. Nelle ore successive, bande armate hanno innalzato nuove barricate, incendiato autobus e automobili, bloccando l’arrivo delle ambulanze e impedendo l’accesso dei soccorsi. Per attraversare i vicoli stretti delle favelas, gli agenti hanno utilizzato decine di mezzi corazzati e ruspe blindate per demolire le fortificazioni erette dai gruppi criminali.
Il governatore dello Stato di Rio, Cláudio Castro, ha descritto il blitz come «l’azione più estesa e complessa mai condotta contro il traffico di droga». Secondo i dati ufficiali, durante l’operazione sono stati confiscati 93 fucili e oltre 500 chilogrammi di sostanze stupefacenti. Le autorità locali sostengono che tutte le persone rimaste uccise «abbiano opposto resistenza» durante il confronto con la polizia.
Il massacro di Rio si inserisce in un contesto più ampio di violenza crescente in tutto il Sud America, dove cartelli, milizie e organizzazioni armate si contendono il controllo delle rotte della droga e delle armi. Dal Brasile alla Colombia, dall’Ecuador al Paraguay, il continente sta vivendo una nuova fase di potere delle reti criminali, capaci di sostituirsi allo Stato in intere regioni. Il Comando Vermelho, fondato nel 1979 in un carcere di Rio, è oggi una delle organizzazioni più temute del Paese. Le sue attività spaziano dal traffico internazionale di cocaina e armi all’estorsione e al riciclaggio di denaro. Nel tempo ha esteso la propria influenza fino alle regioni amazzoniche, controllando snodi fluviali cruciali per i traffici verso l’estero. Il suo storico rivale è il Primeiro Comando da Capital (PCC) di San Paolo, con cui combatte da anni una guerra silenziosa per la supremazia del mercato della droga. Come sottolinea El País, la contrapposizione tra i due gruppi è diventata una delle principali cause dell’escalation di violenza che attraversa il Brasile e, più in generale, l’intero subcontinente.
A livello internazionale cresce l’allarme per l’uso sproporzionato della forza da parte delle autorità brasiliane. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha espresso «profonda costernazione» per la dimensione della strage, ricordando a Brasilia gli obblighi previsti dal diritto internazionale. Türk ha chiesto che vengano avviate «indagini indipendenti, rapide e trasparenti» per accertare eventuali abusi commessi durante l’operazione. Rio de Janeiro si risveglia devastata, con le sue favelas trasformate in teatri di guerra. Quello che doveva essere un blitz contro il narcotraffico è diventato il simbolo di una battaglia continentale contro un potere criminale che, dal cuore del Brasile alle coste del Pacifico, continua a minacciare la stabilità di tutto il Sud America.
