
Israele replica al Colle: «L’Idf non uccide in modo indiscriminato» LV 02.08.2025
Rapporto ONU: il nuovo esercito siriano coinvolto nei massacri sulla costa

I massacri avvenuti sulle coste siriane lo scorso marzo hanno rappresentato uno dei momenti più sanguinosi dalla caduta del regime di Bashar al-Assad. Un rapporto diffuso l’11 agosto dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite ha rilevato che forze governative siriane, milizie filogovernative e civili armati si sono resi responsabili di crimini di guerra contro la comunità alawita e la popolazione araba sunnita lungo la costa. Le uccisioni hanno provocato circa 1.400 vittime, in gran parte civili, oltre a saccheggi su larga scala, incendi e sfollamenti forzati. La matrice settaria di tali atrocità mette in luce le molteplici sfide che il presidente ad interim Ahmad al-Sharaa- Mohammed al-Jolani deve affrontare per garantire responsabilità e stabilità in un Paese lacerato.
Come scrive The Foundation for Defense of Democracies (FDD) le raccomandazioni contenute nel documento invitano a «garantire che tutti i colpevoli siano chiamati a rispondere delle proprie azioni, a prescindere da affiliazione o grado, intensificando gli sforzi per impedire che simili episodi si ripetano, avviando processi di riparazione e ricostruendo la fiducia delle comunità colpite». Pochi giorni dopo la destituzione di Assad, Al-Sharaa dichiarò: «Tutte le fazioni armate verranno riunite in un’unica struttura sotto il controllo del Ministero della Difesa nel Nuovo Esercito Siriano». Tuttavia, l’avvio affrettato di questa riforma ha permesso a diverse milizie anti-Assad di continuare ad agire autonomamente, mantenendo la guida dei precedenti comandanti.
Il rapporto delle Nazioni Unite afferma che «non vi sono prove che il governo centrale siriano abbia ordinato alle proprie forze di compiere violazioni» e loda «gli sforzi del governo in varie località per prevenire violenze contro i civili». Ciononostante, si sottolinea come gruppi islamisti filogovernativi, tra cui Ahrar al-Sham, la Brigata Othman, la Brigata Muawiyah e combattenti stranieri, insieme a milizie dell’Esercito Nazionale Siriano sostenute da Ankara come al-Amshat, al-Hamzat e Sultan Murad, abbiano preso parte alle atrocità. Dopo la conferenza della vittoria del 29 gennaio, Al-Sharaa ha ufficializzato l’integrazione di tali forze nelle nuove strutture militari.Secondo un’inchiesta della Reuters, queste stesse milizie hanno partecipato a massacri contro la comunità alawita costiera. In seguito agli attacchi, Al-Sharaa ha premiato i leader di al-Amshat e al-Hamzat, Mohammad al-Jasem (noto come Abu Amsha) e Sayf Bulad, con avanzamenti di grado e incarichi di comando. Entrambi, nel 2023, sono stati sanzionati dagli Stati Uniti per violazioni dei diritti umani contro i curdi.
Dopo i massacri, Al-Sharaa ha annunciato la creazione di una commissione d’inchiesta incaricata di individuare i responsabili. L’organismo ha riferito di aver identificato 256 membri di gruppi armati legati all’ex regime e 298 associati al nuovo governo, trasmettendo al procuratore generale due elenchi di sospetti. Tuttavia, il sistema giudiziario siriano è ancora embrionale: il procuratore generale, Hassan bin Yousef al-Torbah, è stato nominato solo il 2 giugno. Nonostante incontri tra la commissione statale e il team delle Nazioni Unite per discutere le indagini e assistere nelle interviste ai testimoni, il rapporto osserva che «la maggioranza dei testimoni non era a conoscenza di arresti o inchieste da parte delle autorità locali». Durante una missione sulla costa, funzionari siriani hanno segnalato che «42 persone collegate al Ministero della Difesa sono state arrestate per presunti abusi commessi a marzo». Sharaa aveva promesso di «perseguire chiunque avesse versato sangue siriano e commesso massacri». Tuttavia, ha finito per promuovere figure implicate in quelle violenze, tra cui Abu Amsha e Sayf Bulad. La comunità internazionale dovrebbe inviare un chiaro messaggio ad Al- Sharaa: non si può costruire pace e stabilità premiando leader militari macchiati di sangue. Tutta la comunità internazionale dovrebbe esercitare pressioni affinché i responsabili siano rimossi dal nuovo esercito e i jihadisti stranieri espulsi. Washington dovrebbe inoltre imporre sanzioni a tutte le unità e ai comandanti coinvolti nei massacri e ammettere che la riabilitazione di Ahmad al-Sharaa- Mohammed al-Jolani è stato un grosse errore.
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